Brescia 02 maggio 2010
Cesare Giovanardi
Egregi consiglieri comunali,
come
ben sapete la gloriosa ASM di Brescia ci ha lasciati il 31 dicembre
2007 per dare vita ad una A2A work in progress con la mission espansiva
“vincente ed ineludibile” sullo scenario sia nazionale che
internazionale nord europeo e mediterraneo.
Sono l’unico azionista ASM Brescia che, nell’autunno 2007, si oppose in modo esplicito e motivato alla incorporazione di ASM Brescia in AEM Milano e sono particolarmente attento e critico su quanto avviene dietro le quinte.
E in questi giorni, leggendo dello scandalo “Montenegro Connection” che vede coinvolti in traffici mafiosi, direttamente e con enormi prove, il premier montenegrino Dyukanovic con i familiari e la sua presunta amante (la vedova del suo ex ministro degli interni Dusanka Pesic Jeknic, responsabile commerciale per il governo montenegrino a Milano), ho cercato altra documentazione di approfondimento per l’operazione che A2A ha realizzato recentemente acquisendo il 43,7% della società energetica montenegrina EPGC con 436 milioni di €. del debito obbligazionario di € 1 miliardo ( 2.000 miliardi di vecchie lire) acceso ad hoc nel 2009. Ho trovato l’articolo di Zoran Radulovic su “Monitor”, Montenegro, 11/09/2009. Articolo molto documentato, che vi allego con altri link sulla Montenegro connection, e che si conclude con questa frase emblematica del vicepresidente del partito di opposizione PzP, Branko Radulovic: “Quello che non sono riusciti a fare l’ammiraglio Vittorio Mollo nel 1918 e il generale Pirzio Birolli nel 1941, è riuscito a farlo con successo la società A2A, che ha acquisito il controllo del più grande potenziale di sviluppo economico del Montenegro grazie esclusivamente al premier Milo Djukanovic”
Sono l’unico azionista ASM Brescia che, nell’autunno 2007, si oppose in modo esplicito e motivato alla incorporazione di ASM Brescia in AEM Milano e sono particolarmente attento e critico su quanto avviene dietro le quinte.
E in questi giorni, leggendo dello scandalo “Montenegro Connection” che vede coinvolti in traffici mafiosi, direttamente e con enormi prove, il premier montenegrino Dyukanovic con i familiari e la sua presunta amante (la vedova del suo ex ministro degli interni Dusanka Pesic Jeknic, responsabile commerciale per il governo montenegrino a Milano), ho cercato altra documentazione di approfondimento per l’operazione che A2A ha realizzato recentemente acquisendo il 43,7% della società energetica montenegrina EPGC con 436 milioni di €. del debito obbligazionario di € 1 miliardo ( 2.000 miliardi di vecchie lire) acceso ad hoc nel 2009. Ho trovato l’articolo di Zoran Radulovic su “Monitor”, Montenegro, 11/09/2009. Articolo molto documentato, che vi allego con altri link sulla Montenegro connection, e che si conclude con questa frase emblematica del vicepresidente del partito di opposizione PzP, Branko Radulovic: “Quello che non sono riusciti a fare l’ammiraglio Vittorio Mollo nel 1918 e il generale Pirzio Birolli nel 1941, è riuscito a farlo con successo la società A2A, che ha acquisito il controllo del più grande potenziale di sviluppo economico del Montenegro grazie esclusivamente al premier Milo Djukanovic”
Siamo quindi in presenza
di una mission espansiva “vincente ed ineludibile” che sembra ricordare
disastri di altri tempi e ipotizzare possibili rischi sul capitale, già
dimezzato in borsa nel 2008 prima della crisi, che la nostra comunità
non merita?
I bresciani rivogliono la loro azienda che funzionava
bene, dove gli utili diventavano investimenti e l’innovazione era di
casa; e dove i cittadini, oggi muti&spremuti, la sentivano amica per
le tariffe contenute e i servizi al territorio: Oggi sarebbe stata in
Italia la regina della green economy.
Il 31 maggio 2010 vi è
l’assemblea dove interverrò sull’odg dei dividendi gonfiati dal capitale
e dai debiti, sull’indebitamento in aumento e sull’operazione
Montenegrina che è l’ouverture della gestione milanese
Zuccoli/Tarantini, sul no al nucleare e sulla vergogna degli emolumenti
dei manager che devono ridursi di un buon 50%, sulle tariffe mai basse e
sul rispetto delle regole.
Interverrò anche per dire che è ora di
agire facendo risorgere, con la battaglia sull’acqua pubblica, la NAB.,
la Nuova Asm Bresciana, con la gestione del sistema idrico integrato e
la rete dell’acqua in genere.
Cesare Giovanardi
di Zoran
Radulovic (da “Monitor”, Montenegro, 11 settembre 2009)
Seguendo
le tradizionali rotte del colonialismo italiano nei Balcani la A2A,
società energetica controllata dal Comune di Milano e da quello di
Brescia, ha chiuso in questi giorni un’operazione da centinaia di
milioni di euro in Montenegro. Il settimanale indipendente
montenegrino Monitor ha pubblicato un duro articolo, che riportiamo
in traduzione integrale, in cui parla di mancanza di trasparenza
dell’affare, dei guadagni che ne traggono il premier e suoi parenti
o partner d’affari, dell’incertezza per il futuro economico del
paese.
L’italiana
A2A e la società di intermediazione Monte Adria hanno annunciato
giovedì l’Offerta per l’acquisto di azioni della Elektropriveda
[la società elettrica statale montenegrina - N.d.T.] dagli azionisti
di minoranza. Così, una settimana dopo che gli italiani hanno
firmato con il governo montenegrino l’Accordo per la vendita di una
quota delle azioni e per la ricapitalizzazione della Elektropriveda,
l’operazione è entrata nella fase finale. Rimane solo che gli
azionisti di minoranza, se lo desiderano, vendano le proprie azioni
alla A2A, partner strategico del governo, che il cda della
Elektropriveda deliberi la ricapitalizzazione ed emetta le azioni che
spetteranno agli italiani, e che la A2A versi entro fine settembre il
denaro per la transazione completa. “Siamo molto contenti del
prezzo, perché nel dicembre dell’anno scorso un’azione costava 1
euro, e oggi ne vale 8,4″, ha dichiarato dopo la firma dell’accordo
il vicepremier Vujica Lazovic. “Abbiamo fatto il massimo che si
poteva fare”, è la sua opinione. L’opinione pubblica tuttavia
continua a non ricevere risposte a una domanda da 100 milioni di
euro. Perché la Commissione per i tender, il Consiglio per le
privatizzazioni e il Governo stesso hanno deciso di rifiutare
l’offerta del consorzio greco che per la Elektropriveda aveva
offerto 11,1 euro per azione? Lazovic dice che l’offerta dei greci
“era valida solo a prima vista, ma vincolata a condizioni e la sua
accettazione avrebbe comportato una violazione delle regole dei
tender”. Vasilije Milickovic, presidente dell’Associazione degli
azionisti di minoranza della Elektroprivreda afferma che nell’offerta
dei greci non vi era nulla di condizionato e di contrario alle regole
del tender. Le sue richieste al governo di rendere pubblica l’offerta
e di spiegare quali erano i punti controversi sono rimaste senza
risposta. Invece di rispondergli Lazovic ha detto che la giustezza
della decisione del governo viene confermata dal fatto che i greci,
almeno ufficialmente, non hanno fatto ricorso contro la decisione che
li ha eliminati dalla procedura di tender.
E’
tuttavia molto più logica la spiegazione secondo cui il consorzio
greco avrebbe deciso di rinunciare al ricorso per due motivi. In
primo luogo il governo di Podgorica cercava un partner strategico, e
una tale partnership non può realizzarsi sotto la pressione di una
procedura giudiziaria. In secondo luogo, la Golden Energy, società
privata che faceva parte del consorzio greco, non desiderava mettere
un’ipoteca sui suoi ampi interessi in Montenegro con uno scontro
con il governo.
FLUSSI
DI DENARO
Il
denaro relativo all’acquisto delle azioni possedute dallo stato (95
milioni di euro) e per la ricapitalizzazione della Elektropriveda (un
importo uguale) dovrebbe presto essere versato sui conti della Prva
Banka. Lo ha confermato il direttore esecutivo della Prva Banka,
Predrag Drecun, il quale ha informato che secondo il contratto
stipulato con la A2A il denaro relativo all’acquisto delle azioni
dei piccoli azionisti passerà attraverso la stessa banca, di cui
sono azionisti di maggioranza il premier Milo Djukanovic, suo
fratello Aco e la stessa Elektroprivreda. Dato che attraverso conti
presso la Prva Banka passeranno come minimo 185 milioni di euro, e
forse addirittura tutti i 300 milioni, è evidente che la banca
stessa, e cioè i suoi proprietari, trarranno ampi benefici da questa
operazione.
Tale
guadagno verrà notevolmente aumentato dal fatto che la società
broker-dealer Monte Adria ha ottenuto il diritto esclusivo di
intermediazione in borsa tra l’acquirente (A2A) e il venditore (gli
azionisti di minoranza della Elektroprivreda) per l’imminente
operazione di acquisto delle azioni. E ciò con una commissione
inusualmente alta, pari all’1%, che potrebbe portare ai suoi
proprietari un reddito di oltre 1 milione di euro.
Dato
che la Prva Banka dei fratelli Djukanovic e della Elektroprivreda è
proprietaria da quest’anno del 49% del capitale di Monte Adria,
anche tale denaro finirà in buona parte nelle stesse tasche in cui
andranno le commissioni bancarie. La rimanente parte dei soldi
guadagnati andrà alle società Merkator Podgorica e Megatrend, che
sono controllate da Veselin Vukotic, partner d’affari del premier
Milo Djukanovic.
Il
governo afferma che la selezione della banca sui cui conti andranno a
finire i soldi, così come la scelta dell’intermediario per
l’operazione in borsa, è avvenuta secondo quanto desiderato
dall’acquirente, la A2A.
Quindi
sembra che solo per un caso fortuito il premier, la sua famiglia e i
suoi partner d’affari nel mondo del business privato siano coloro
che godono dei benefici di tale scelta. Allo stesso tempo, i media
montenegrini non hanno ancora ottenuto dai rappresentanti ufficiali
dell’A2A alcuna risposta alla domanda se il fatto che essi
conducano affari con una banca della quale il premier montenegrino è
azionista è in armonia con il codice etico della società e con le
limitazioni relative al conflitto di interessi in esso contenute. In
mezzo a tutti questi fatti non chiariti, il valore della transazione
concordata è l’unico elemento sicuro di questo affare
SULLA
PAROLA
I
funzionari montenegrini non rispondono nemmeno alla domanda di quanti
soldi la A2A investirà nei prossimi cinque anni nella
Elektroprivreda. Invece di fornire risposte, Lazovic afferma che “gli
investimenti sono stati definiti nell’accordo”. E’ interessante
notare che anche alcuni membri della Commissione di Tender, che allo
stesso tempo sono ministri nel governo di Djukanovic, hanno affermato
in colloqui non ufficiali di non avere avuto l’occasione di
visionare il contratto tra il governo e la A2A. Ma anche loro credono
alle parole di Lazovic, il quale promette che “il partner [A2A]
dovrà investire somme notevoli, e più precisamente dovrà investire
nell’aumento delle capacità produttive e nella modernizzazione
della Elektroprivreda, nella riduzione delle perdite lungo la rete…
Insisteremo perché i piani vengano realizzati, in caso contrario
rescinderemo il contratto e potremo difendere gli interessi dello
stato”.
Sono
in gioco anche i 300 milioni di euro di profitto che l’A2A dovrà
realizzare nel corso dei cinque anni di gestione della
Elektroprivreda. Anche questa è un promessa data, ma non sono state
precisate le due più importanti condizioni per il suo adempimento –
i futuri rapporti commerciali tra il Kombinat Aluminijum [una delle
maggiori industrie del Montenegro - N.d.T.] e la Elektroprivreda,
nonché la politica dei prezzi nei confronti degli utenti. Per
realizzare l’utile indicato la Elektroprivreda, secondo gli attuali
parametri, dovrà operare con un tasso di profitto annuale dal 15% al
20%. Lo consentirà l’Agenzia di supervisione dell’energia che,
almeno ufficialmente, fissa il profitto annuale consentito alla
Elektroprivreda? Rimane inoltre ignoto se dopo l’accordo di
partnership quinquennale l’A2A diventerà l’azionista di
maggioranza di Elektroprivreda, oppure se il governo rientrerà in
possesso delle azioni vendute.
Sono
questi i motivi per cui dalla gara per la Elektroprivreda si sono
ritirati svariati soggetti interessanti molto importanti. Gli
osservatori dubitano che gli italiani siano entrati in questo affare
senza la garanzia che il denaro da loro investito porti loro a lungo
termine il beneficio atteso. Secondo gli osservatori è possibile che
la A2A abbia già ricevuto la garanzia di diventare l’azionista di
maggioranza della Elektroprivreda in virtù di qualche allegato
invisibile del contratto di compravendita. Corrono attualmente anche
voci secondo cui la A2A, con o senza la Elektroprivreda, vincerà il
tender per l’assegnazione della concessione per la costruzione di
quattro centrali idroelettriche a Morac, che verrà indetto già
nell’ottobre di quest’anno nonostante gli studi obbligatori
sull’impatto ambientale di tali centrali non siano ancora stati
elaborati.
PARTNERSHIP
OD OCCUPAZIONE?
In
tale caso, dicono voci di corridoio, la A2A tra cinque anni uscirebbe
dalla proprietà della Elektroprivreda e si concentrerebbe su ciò
che è al centro dei suoi interessi in Montenegro: la produzione di
energia elettrica a poco prezzo delle centrali idroelettriche di
Morac e la sua esportazione in Italia. Il governo montenegrino allo
stesso tempo potrebbe affermare di avere mantenuto le promesse
conservando la proprietà statale della Elektroprivreda.
“Il
tender per la Elektroprivreda è di importanza capitale per la futura
partnership strategica tra i due paesi”, ha detto recentemente
l’ambasciatore italiano in Montenegro, Sergio Barbanti. L’affare
è stato concluso, ma rimane da vedere cosa comporterà
effettivamente l’annunciata partnership. A differenza dei
funzionari del governo, che scoppiano di ottimismo, dall’opposizione
giungono ammonimenti secondo cui l’affare potrebbe preannunciare
una “occupazione economica” del Montenegro. “Quello che non
sono riusciti a fare l’ammiraglio Vittorio Mollo nel 1918 e il
generale Pirzio Birolli nel 1941, è riuscito a farlo con successo la
società A2A, che ha acquisito il controllo del più grande
potenziale di sviluppo economico del Montenegro grazie esclusivamente
al premier Milo Djukanovic”, ha detto il vicepresidente del partito
di opposizione PzP, Branko Radulovic. Speriamo che si sbagli.
Lascio
ai lettori e soprattutto ai rappresentanti della Comunità Europea di
trarre Le Loro conclusioni sull'operato che oramai da anni il signor
Milo Djukanovic continua indisturbato a fare in terra Montenegrina.