13 agosto 2010
Un buen ritiro per la cricca in Montenegro
Per ottenere la cittadinanza del Montenegro basta investire
500.000 euro all’interno del paese. L’ha comunicato il 9 agosto il
governo del piccolo stato balcanico, che si candida ad entrare
nell’Unione Europea.
L’ex primo ministro thailandese, l’imprenditore
miliardario Thaksin Shinawatra, condannato in contumacia per corruzione
in patria, è stato lungimirante e ne ha approfittato già a marzo, quando
ancora non si parlava di investimenti e di soglie minime. Al riparo
dalle turbolenze di Bangkok, sembra che abbia trovato pace sulle
splendide spiagge della sponda est dell’adriatico, giusto di fronte al
Gargano.
Il paese meno popolato dei Balcani, con circa 670.000 abitanti, ha
sofferto una pesante recessione in seguito alla crisi finanziaria ed è
ora alla ricerca disperata di investimenti esteri. Porte aperte, quindi,
a “investitori stranieri che contribuiranno all’immagine positiva del
Montenegro sulla mappa economica del pianeta”.
“E’ molto discutibile che sia sufficiente investire in un paese per ottenerne la cittadinanza”, ha dichiarato a Reuters
Stephan Mayer, portavoce della CSU (cristiano-sociali bavaresi) per gli
affari legali. “Chiunque paghi questa cifra può ora viaggiare in
Germania e in altri paesi dell’UE (dal dicembre 2009 anche in Italia, ndr) senza bisogno di un visto”.
Ma, si sa, tutti i problemi possono sempre essere visti come sfide, che
nascondono altrettante opportunità. Certo, il Montenegro non è la Costa
Smeralda e nemmeno Antigua, dove il nostro primo ministro ha già pronte
sette ville. Altri paesi, come l’isola di Dominica, nei Caraibi, offrono
la cittadinanza per molto meno: appena 75.000 dollari.
La giovane nazione dell’ex Jugoslavia offre però una serie di vantaggi
che potrebbero renderla appetibile anche per i politici e i faccendieri
di casa nostra. Prima di tutto è vicina, a due passi dalla Puglia in
nave e a poche ore di aereo dai maggiori aeroporti italiani. E poi ha
un’importanza strategica per la nostra economia.
Grazie ai buoni auspici del governo e all’amicizia di Berlusconi con il
pluri-inquisito leader montenegrino Milo Djukanovic, “pericoloso
contrabbandiere internazionale e favoreggiatore di latitanti secondo le
procure di Bari e Napoli” (come ha scritto Repubblica), la multiultility
italiana A2A ha acquisito il 43% della società energetica pubblica
Elektroprivreda, versando oltre 300 milioni di euro sui conti della Prva
Banka, controllata dal fratello di Djukanovic. Un affare di famiglia.
In fila dietro a A2A si sono messi anche Terna, pronta a costruire un
elettrodotto sottomarino, Enel, che costruirà un impianto a carbone e
Duferco, che si accontenterà di un inceneritore. Tra i registi di queste
operazioni non poteva mancare il coordinatore del Pdl Denis Verdini,
che, già agli inizi del 2009, ha preparato lo sbarco in Montenegro di
una sessantina di imprenditori italiani con la collaborazione di
Valentini, Urso, la Brambilla e Scajola.
La repubblica di Montenegro è ora pronta ad accoglierli tutti – compresi
Bertolaso, Balducci e Anemone – se necessario con uno sconto comitiva. A
Djukanovic il pelo sullo stomaco di certo non manca. Con una piccola
cifra la cricca potrebbe mettersi in salvo dall’altra parte
dell’adriatico nel giro di poche settimane. Se i soldi non dovessero
bastare potremmo anche pensare ad autotassarci. Basta fare un rapido
calcolo: per trasferire una cinquantina tra politici e faccendieri
basterebbe meno di un euro a testa. E’ un’occasione che non possiamo
permetterci di perdere.